- Redazione Dps Brico
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Fino a qualche mese fa appannaggio esclusivo di medici e di lavoratori addetti a particolari mansioni oggi le mascherine sono diventate di uso comune anche nella nostra vita quotidiana ma non tutti sono capaci di riconoscere le diverse tipologie e soprattutto i diversi utilizzi delle varie mascherine presenti in commercio.
In questo articolo cercheremo di chiarire qualche dubbio e di orientarvi nell’acquisto della mascherina più adatta alle vostre esigenze.
Cosa significa la sigla FFP sulle mascherine?
Come linea di indirizzo generale le mascherine vanno divise fondamentalmente in due categorie:
- mascherine cosiddette chirurgiche
- filtering facepiece ovvero mascherine (o più correttamente respiratori) facciali filtranti (FFP).
Le mascherine chirurgiche hanno il compito fondamentale di impedire a un soggetto potenzialmente portatore di una infezione a trasmissione aerogena (come ad esempio l’infezione da SARS COV-2) di diffondere il virus nell’ambiente attraverso i droplets cioè quelle goccioline di saliva che inconsapevolmente emettiamo con la tosse, gli starnuti o anche semplicemente parlando, quindi sono una forma di protezione verso gli altri piuttosto che per chi le indossa.
Le mascherine FFP sono identificate mediante un numero che rappresenta proprio il loro potere filtrante e in base a quello queste mascherine sono adatte o meno in determinate situazioni e per determinate categorie di rischio professionale e non.
Sono state definite 3 classi di efficienza di filtrazione sia in entrata che in uscita, nel senso che proteggono sia chi le indossa dall’inalazione di sostanze potenzialmente dannose per il suo organismo ma limitano anche il diffondersi nell’ambiente di germi nel caso in cui il soggetto fosse portatore di qualche patologia a trasmissione aerogena.
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Vediamo quindi quali sono le caratteristiche di queste mascherine:
- FFP1: forniscono, per definizione, una protezione contro polveri atossiche e non fibrogene (o polveri inerti) in concentrazioni fino a 4 volte il valore massimo consentito dalla legge ed hanno un potere filtrante dell’80% (minimo) e una percentuale di fuoriuscita verso l’esterno del 22% (massimo). Per polvere inerte o non fibrogena intendiamo tutte quelle polveri che, se inalate, non alterano in maniera permanente la struttura dell’albero bronchiale e degli alveoli polmonari predisponendo all’insorgenza di patologie polmonari croniche. Le mascherine FFP1 sono efficaci per proteggere i lavoratori dell’industria alimentare, del settore edile (che utilizzano solamente marmo, gesso o cemento), per gli addetti alle pulizie e per gli addetti alla lavorazione delle granaglie
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FFP2: forniscono una protezione contro polveri (fibrogene e non), fumo, aerosol solidi e liquidi in concentrazioni fino a 10 volte il valore massimo. Hanno una percentuale di filtraggio del 94% (minimo) e una percentuale di fuoriuscita dell’8% (massimo). Sono indicate per molte categorie di lavoratori come ad esempio nell’edilizia, nell’industria metallurgica, siderurgica e mineraria, per gli addetti alla lavorazione del vetro, per l’agricoltura (specie in chi è esposto ai fitofarmaci), nell’industria farmaceutica, per le industrie di vernici e coloranti. Inoltre questa tipologia di maschera protegge anche da molte malattie infettive a trasmissione aerea riuscendo a filtrare sia i batteri (es. il bacillo della tubercolosi) che i virus (es. il virus influenzale, i coronavirus) perciò sono molto utilizzate dagli operatori sanitari.
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FFP3: sono sicuramente le più efficaci con un potere filtrante del 99% (minimo) e una percentuale di fuoriuscita del 2% (massimo). Sono efficaci per tutte quelle situazioni di esposizione a polveri fibrogene (es. amianto o silice), aerosol solidi o liquidi fino a concentrazioni superiori a 30 volte il valore soglia. Le FFP3 forniscono una protezione contro virus, batteri, funghi e sostanze cancerogene. Sono utilizzate soprattutto nell’industria chimica, per il personale sanitario, per gli addetti alla lavorazione dei metalli pesanti, per lo smaltimento dei rifiuti tossici (es. amianto).
Filtranti con o senza valvola?
I filtranti facciali, a prescindere dalla classe di appartenenza, possono essere con o senza valvola ma qual è la differenza?
La presenza o meno della valvola non incide sul potere filtrante della maschera bensì sul comfort respiratorio derivante dall’utilizzo prolungato. La valvola infatti consente una migliore espirazione permettendo la fuoriuscita di una quota di vapore acqueo e di anidride carbonica riducendo quindi il calore e l’umidità che a lungo andare potrebbero rendere la maschera mal tollerata da chi la indossa. Nell’utilizzo delle maschere con valvola c’è però un contro e cioè il rischio di trasmissione, attraverso il vapore acqueo che fuoriesce dalla valvola, di microrganismi patogeni a trasmissione aerea quindi l’utilizzo delle mascherine con valvola non è indicato per la popolazione generale in corso di pandemia perché questo potrebbe contribuire a diffondere ulteriormente l’infezione.
Oltre alle mascherine con valvola ci sono anche quelle con filtri con i carboni attivi, questo non determina un cambiamento del potere filtrante ma semplicemente riduce la formazione di cattivi odori all’interno della maschera.
Mascherine: istruzioni per l’uso corretto
Quando si utilizza una mascherina che sia chirurgica che quelle con filtro è molto importante rispettare delle semplici regole per non rischiare di vanificare l’effetto protettivo.
La prima cosa da fare è, prima di maneggiare la mascherina, di lavarsi accuratamente le mani anche semplicemente con acqua e sapone o con un gel a base alcolica.
La mascherina deve essere indossata in modo da coprire completamente naso, bocca e mento.
Se si utilizza una mascherina chirurgica con lacci e non con gli elastici è necessario legare il primo laccio, adattare la mascherina al viso stringendo anche la barretta metallica posta sul naso e, solo quando si è sicuri di aver coperto bene naso e mento legare il secondo laccio.
Se invece si utilizzano le mascherine filtranti bisogna tener presente che, quasi sempre, queste sono dotate di due elastici che garantiscono una tenuta maggiore però è importante, una volta posizionata ed adattata al viso, non toccarla più e rimuoverla senza toccare la parte anteriore bensì dagli elastici al fine di ridurre al minimo il rischio di contatto con le sostanze dannose e di contagio (nel caso in cui la mascherina sia usata come prevenzione contro le infezioni).
Per una perfetta aderenza della mascherina sarebbe opportuno radersi completamente il viso perché la tenuta su barba e baffi non è adeguata quindi c’è il rischio di passaggio di sostanze dannose nell’apparato respiratorio. E’ bene sapere che le mascherine, salvo se diversamente indicato nella descrizione di conformità, sono monouso (oltre che strettamente personali) quindi andrebbero smaltite immediatamente dopo l’utilizzo o ogni volta che si inumidiscono, si danneggiano o che il filtro si intasa (cioè quando avvertiamo la sensazione di una respirazione più difficoltosa).
Ovviamente dopo aver rimosso la mascherina è buona norma lavarsi le mani.
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